Pep Guardiola, tecnico del Bayern Monaco

Comunque vada Jose Mourinho ha già vinto. Gli è bastato perdere la Liga con due mesi di anticipo, strappando però l’1-1 in inferiorità numerica al Bernabeu e poi vincere ai supplementari la Coppa del Re per incrinare le certezze del Barcellona e conquistare finalmente la tifoseria madrilena.

Dominato per lunghi tratti ma non sconfitto dai blaugrana nella doppia sfida di una settimana fa, il Real di Mourinho è riuscito a trasformare lo scetticismo dei tifosi in entusiasmo. E’ l’ennesima magia di un tecnico che sa motivare i suoi giocatori come nessun altro, riuscendo a rubar loro scena e meriti, per ritrovarseli attorno come chierichetti adoranti: “E’ il più grande. Per lui saremmo pronti a tutto” è la dichiarazione d’amore di Sergio Ramos.

José Mourinho
José Mourinho, tecnico del Real Madrid

Pur avendo la rosa più costosa, prestigiosa e completa d’Europa (chi altri può permettersi di scegliere per il solo ruolo di punta centrale tra Cristiano Ronaldo, Higuain, Adebayor e Benzema?), le sconfitte sono addebitate alla cronica mollezza delle merengues, mentre i successi sono esclusivamente merito suo. C’è riuscito al Chelsea, all’Inter e ora a Madrid. Più che un allenatore un illusionista: l’arrivo del Real in semifinale di Champions League è stato trattato alla stregua dell’exploit dello Schalke, riuscendo a far dimenticare che il vero scandalo erano le sei eliminazioni consecutive negli ottavi; sul tabellino marcatori della finale di Coppa del Re c’era solo il nome di Cristiano Ronaldo ma, per tutti, il vincitore è stato Jose Mourinho.

Pep Guardiola
Pep Guardiola, tecnico del Barcellona

Nonostante i tanti campioni a disposizione, il portoghese non riesce a far giocare un gran calcio alle sue squadre, ma sa certamente quali tasti toccare per dar loro la mentalità vincente necessaria per sconfiggere avversari più dotati o più brillanti. La sua unicità non sta tanto nel saper motivare i suoi ma nel farlo demolendo le certezze altrui. Esemplare il nervosimo di Pep Guardiola, durante la conferenza stampa di presentazione dell’andata della semifinale di Champions League, per essere costretto a seguire l’agenda tracciata dal collega: ogni domanda era una richiesta di commento alle dichiarazioni rilasciate pochi minuti prima dallo Special one. Comprensibile il fastidio di Guardiola, richiesto di opinioni sull’esternazioni di uno che in pochi secondi era passato da Albert Einstein (“C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volonta. Non sono parole mie, ma di un certo Albert. Non era uno stupido questo Albert Einstein, con la volontà si può fare tutto”) a Wolfgang Stark (“Non chiedo all’arbitro aiuti né voglio che faccia errori che ci penalizzino”), passando ovviamente per il tecnico del Barca (“E’ l’unico allenatore al mondo che si lamenta di un arbitro che prende una decisione giusta”, rifendosi al gol annullato a Pedro nella finale di Coppa del Re per un fuorigioco millimetrico).

Solo un inviato ha provato a cambiare argomento: “Io voglio parlare di calcio: gioca Iniesta?”. “No. Ma non all’80%, non gioca al 100%”. Poi tutti giù di nuovo con Mourinho. Un fuoco di fila che ha piegato la linea scelta inizialmente dal tecnico catalano: “Perferirei che parlasse direttamente con me anziché utilizzare i giornali per mandarmi messaggi. Però può dire quel che vuole, ha il diritto di farlo. A me non interessa replicare. Fuori dal campo in questo gioco è il numero uno”.

La sensazione però è che anche sul terreno di gioco il duello tra le due grandi di Spagna possa ripercorrere la falsariga delle schermaglie dialettiche. Il Barca gioca meglio ma senza movimento e velocità il possesso palla diventa sterile e anche Xavi e Leo Messi faticano a creare qualcosa. E questo è quel che si è visto nella finale di Coppa del Re. Servirà il miglior Barcellona dell’anno per invertire l’inerzia che improvvisamente vede il Real più convinto e determinato. “Adesso è il Real ad essere favorito” dice Guardiola.

I blaugrana saranno però privi di Iniesta, così come dei tre terzini sinistri in rosa: Maxwell, Adriano e Abidal. Certo invece il recupero di capitan Puyol che si giocherà con Javier Mascherano i posti di centrale difensivo e di esterno sinistro: entrambi possono coprire le due posizioni e difficilmente ci saranno chances di vedere Gabriel Milito nell’undici di partenza. Jose Mourinho ovvierà all’assenza di Ricardo Carvalho con lo spostamento di Sergio Ramos al centro della difesa, con l’ingresso di Arbeloa sulla fascia destra; mentre in mediana Khedira sarà sostituito con l’eccellente ma sottovalutato Lassana Diarra. Per il resto solo problemi di abbondanza per i padroni di casa, che in panchina  potranno riproporre come alternativa credibile Kakà, che si è rilanciato con la doppietta al Mestalla nel 6-3 al Valencia nell’ultimo turno di campionato. Unica preoccupazione per i Blancos la situazione dei diffidati: Di Maria, Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos e Albiol sono a un cartellino dalla squalifica. Ma Mourinho ha già messo le mani avanti: “Avremo bisogno di gente onesta che non cerchi di sfruttare questa situazione”. Come dire che una eventuale ammonizione a chiunque di questi sarà un’ingiustizia provocata dalle simulazioni catalane. Così, tanto per intimidire anche mr. Stark. ECL

UEFA Champions League 2010-11 – Andata semifinali / Madrid, stadio Santiago Bernabeu

Possibili formazioni

Real Madrid: Casillas, Arbeloa, Sergio Ramos, Albiol, Marcelo; Pepe; Lassana Diarra, Xabi Alonso; Ozil, Cristiano Ronaldo, Di Maria. Allenatore: Jose Mourinho
Barcellona: Victor Valdes, Dani Alves, Puyol, Piquè, Mascherano; Xavi, Busquets, Keita; Pedro, Messi, David Villa. Allenatore: Pep Guardiola

Arbitro: Stark (Germania)

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