L’Inter supera 2-1 il Lille e ipoteca il passaggio agli ottavi. Obiettivo mai davvero in discussione: dall’arrivo di Claudio Ranieri i nerazzurri almeno in Coppa viaggiano a punteggio pieno. Dopo la sconfitta all’esordio col Trabzonspor e l’avvicendamento in panchina tra Gasperini e l’ex tecnico della Roma, i nerazzurri hanno ottenuto tre vittorie di fila che valgono il primo posto nel girone B, con 9 punti: quattro più dei turchi e del Cska (o-0 nello scontro diretto), sette più del Lille, ormai il maggiore indiziato a chiudere con l’Europa prima di natale. Se i campioni di Francia anche a San Siro hanno confermato di essere ancora troppo inesperti e timidi a livello internazionale, l’Inter ha ribadito pregi e difetti mostrati in questo primo scorcio di stagione.
Ranieri vive l’equivoco già vissuto da molti predecessori sulla panchina nerazzurra. Preso senza troppa convinzione e come ripiego necessario, Ranieri sa bene che la sua permanenza è legata esclusivamente a risultati immediati: Moratti inizialmente gli aveva offerto un contratto solo sino a fine campionato, per poi cedere e accordarsi per un biennale. Nessun programma a media, lunga scadenza. Nessuna semina a vantaggio di chi verrà. Da qui la scelta di puntare sul blocco dei giocatori più esperti e dare spazio col contagocce ai tanti giovani che popolano la rosa nerazzurra ma che sempre più di rado vedono campo e panchina. Esemplare la scelta di sostituire nel ruolo di terzino destro l’infortunato Maicon – anziché con Jonathan (sostituto naturale) – con Javier Zanetti, riportato nel suo vecchio ruolo.
Strategia a brevissimo termine, che garantisce a Ranieri: a) l’appoggio delle voci che realmente contano dentro lo spogliatoio; b) la certezza di strappare risultati positivi contro avversari più deboli, spesso intimiditi al cospetto di vecchi campioni. Ma così facendo l’ex allenatore della Roma si accontenta di schierare una formazione che in campo gioca sì a memoria ma in modo fin troppo prevedibile e compassato: non a caso contro le big l’Inter fatica, regge un tempo e perde. Difesa e contropiede sono il mantra di questa squadra, ma per poter essere applicato con l’efficacia dei tempi andati avrebbe bisogno di ben altra aggressività sui portatori di palla da parte di difesa e centrocampo, che invece indietreggiano. (Atteggiamento tipico dei giocatori avanti con gli anni, preoccupati innanzitutto di non lasciare dietro sé metri difficili da recuperare). Errori e limiti dell’Inter sono ormai cronici e direttamente legati alle caratteristiche dei singoli: distratti (Chivu e Lucio), molli (Thiago Motta), lenti (Cambiasso). Nonostante l’evidenza, per evitare di fare la fine di Rafa Benitez, Ranieri preferisce guardare altrove, evitando di creare una competizione interna per alcuni ruoli – che potrebbe risolvere problemi in campo per trasferirli in uno spogliatoio ancora popolato da troppi senatori.
Se Sneijder è imprescindibile (anche se Alvarez ha notevoli potenzialità), lo stesso potrebbe dirsi di giocatori come Obi, Zarate e Ranocchia, che ancora non possono garantire la continuità di rendimento dell’olandese ma che – come lui – portano qualità assenti negli altri (in particolare dinamismo e intraprendenza). Non accettare periodi di transizione, significa condannarsi ad accontentarsi di estemporanee resurrezioni, come il bel colpo di testa di Walter Samuel che sblocca il risultato al 18′; e di assistere alla soluzione di psicodrammi come quello di Diego Milito. Il Principe, dopo aver colpito la traversa al 2′, “vendica” il clamoroso errore di Bergamo a un metro dalla linea di porta, con uno ancora più clamoroso al 48′: liberato nel centro dell’area francese, da un assist di testa di Stankovic, la punta argentina, senza nessun ostacolo tra sé e la porta, spara di piatto altissimo. Il pubblico consapevole del momento no del Principe lo acclama e lo incoraggia. Lui risponde come può: si lancia in contropiede e, guardandosi bene dal passare a due compagni meglio piazzati, conclude con un rasoterra così telefonato che avrebbe fatto a tempo a intervenire anche uno spettatore del primo anello. Al 65′ però capitan Zanetti (lui sì eterno) sfonda sulla destra e dal fondo offre al centravanti nerazzurro un assist più complicato di quello di Stankovic e appena più basso e arretrato di quello sbagliato contro l’Atalanta: una palla che ha il pregio di non dare al Principe il tempo di pensare, movimento rapido, puro istinto, palla di piatto in rete. Due a zero. Troppo poco per dire che l’Inter ha ritrovato il formidabile bomber che aveva costretto Mourinho a confinare all’ala Samuel Eto’o, ma è il momento che vale la partita e riporta i sorrisi in campo e in tribuna. L’Inter attuale questo offre: un taxi verso una pensione serena. Il gol siglato a sette minuti dalla fine da De Melo, che sfrutta un rimpallo sfortunato di Lucio, non riscrive la storia della gara ma ricorda al popolo nerazzurro che questa non è stagione di vittorie facili. ECL EUROPA
UEFA Champions League 2011-12 – Fase a gironi, 4a giornata / Milano, San Siro
INTER-LILLA 2-1 (1-0)
Inter: Castellazzi; Zanetti, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso, Motta, Stankovic; Sneijder (66′ Alvarez); Milito (90′ Obi), Zarate (79′ Pazzini). Allenatore: Claudio Ranieri
Lille: Landreau; Debuchy, Rozenhal, Chedjou, Beria; Mavuba, Pedretti; Sow (60′ Obraniak), Cole (70′ Payet), Hazard; Jelen (46′ De Melo). Allenatore: Rudi Garcia
Arbitro: Stark (Germania)
Reti: Samuel 18′, Milito 65′; De Melo 83′
Ammoniti: Samuel; Beria, Rozehnal
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