Un esonero per ricompensa: il West Ham ha licenziato Gianfranco Zola. Si sapeva.
La coppia Sullivan e Gold che ha rilevato la società nel gennaio scorso avrebbe voluto imporre da subito un altro nome. Ma l’incapacità di mettersi d’accordo e la paura di scatenare la rivolta dei tifosi hanno consentito all’allenatore sardo di completare la stagione in panchina. Era un esonero scontato, ma c’è voluta tutta l’ingratitudine di cui solo alcuni dirigenti sono capaci. Perché il licenziamento ha colpito l’uomo che per due stagioni di fila ha salvato categoria e faccia al West Ham. La società di Upton Park è stata la vittima più evidente della crisi finanziaria esplosa nell’estate 2008. Gli islandesi che avevano rilevato il club nel 2006, per presentarsi in pompa magna con gli acquisti di Javier Mascherano e Carlos Tevez, in meno di un anno e mezzo lo hanno portato sull’orlo del fallimento. E qui il club è rimasto. Ostaggio della lotta che ha impegnato banche e creditori islandesi e inglesi. Questo lo scenario che il 3 settembre 2008 spinge Alan Curbishley a dimettersi, dopo la serie di cessioni culminata con quella – senza preavviso – della coppia di difensori centrali Anton Ferdinand e George McCartney. Una decina di giorni dopo lo sponsor XL viene messo in amministrazione controllata e gli Hammers si ritrovano a proseguire il torneo con una toppa sul petto per nascondere la vergogna di uno sponsor fallito.
In questo clima da liquidazione prefallimentare Craig Bellamy fa le valigie verso il Manchester City e nessun giocatore con un filo di mercato e autostima è pronto ad accettare di restare o andare al West Ham. Zola accetta invece l’incarico di manager e porta incredibilmente la squadra al nono posto finale. Avrebbe potuto sfruttare meglio l’ondata di elogi per l’ottimo esordio nel ruolo di capo-allenatore e accettare offerte più sicure da parte di società più solide. Invece è rimasto. Per gratitudine. E la ricompensa arriva adesso, al termine di una stagione da incubo, affrontata con grande dignità e portata a termine evitando la retrocessione. Di più non si poteva pretendere. Ha dovuto inventarsi gara dopo gara un undici decente da mandare in campo, impresa ardua con un organico così mediocre e troppo spesso privo di Scott Parker, l’unico giocatore di livello. La salvezza raggiunta sul campo dal West Ham di Zola rimarrà un bel ricordo: la coppia Gold-Sullivan non tarderà a replicare a Londra gli stessi disastri provocati dal duo Hicks-Gillett a Liverpool. I due tandem sono entrati con le stesse ambizioni: realizzare un nuovo stadio al posto degli storici impianti di Anfield Road e Upton Park. Squadra, giocatori, allenatori sono un pretesto e come tali vengono trattati. ECL