Cristiano Ronaldo (Juventus)

No, non era abbastanza. Aver ottenuto dall’Uefa la cancellazione del Fair play finanziario e di poter ridisegnare la Champions League a proprio uso e consumo non bastava. Le tante, troppe, concessioni ricevute non sono state sufficienti a disinnescare il progetto della Superlega, che, dietro i loghi di una dozzina di club dal passato glorioso, nasconde bilanci in rosso e interessi intuibili: ciascuno dei 12 club riceverà 350 milioni di euro (circa il quadruplo del ricavato di chi vince la Champions League).

Insomma, la Superlega è la trovata di dirigenti che dopo aver gestito in modo irresponsabile i club che guidano – si guardino i bilanci delle 12 società – non hanno trovato di meglio che unirsi per uscire dal buco nero nel quale si erano cacciati. Arsene Wenger, allora manager dell’Arsenal, già nel 2009 aveva previsto tutto: “Magari fra 10 anni, ci sarà una lega europea. Per alcuni club i soldi della Champions non saranno più sufficienti”.

Quanto abbia a che fare col calcio giocato questo progetto è testimoniato dal comunicato stampa dei 12, che non parla di fans o tifosi ma di “stakeholders”, di portatori di interesse. Ruolo chiave in quest’operazione quello di Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’Eca, l’organizzazione che rappresenta i club europei, che aveva trattato l’allargamento della prossima Champions a 36 squadre. A poche ore dalla presentazione di quell’iniziativa, arrivano le dimissioni di Agnelli dall’Eca e il lancio del sito ufficiale della Superlega. E dire che ci pareva indigeribile già l’allargamento a 36 squadre con l’aggiunta di due posti garantiti, a prescindere dai risultati. La Superlega va ben oltre, a dimostrazione che non c’è limite al peggio.

Fifa e UEFA hanno minacciato sanzioni. Da vedere se terranno fede al proposito di escludere i 12 club dai campionati e i giocatori dalle nazionali. Di certo la chiave di tutto saranno i tifosi, gli appassionati. Il boicottaggio di abbonamenti tv e stadio (quando riapriranno), del merchandising, sembra l’unica arma in grado di bloccare un piano che fa leva proprio sull’irrazionalità del tifo e la passione per la propria squadra, per spremere anche l’ultima monetina a chi ha tenuto in piedi il giocattolo, nonostante le manovre sempre più spericolate di dirigenti avidi, irresponsabili e incompetenti.

Juventus, Milan, Inter ma anche Real Madrid, Barcellona, Liverpool, Arsenal e Manchester United, quei club che abbiamo iniziato a sostenere da bambini non sono più gli stessi da tempo. Hanno conservato il nome. Ce li hanno scippati piano piano, basta vedere chi detiene la proprietà di quei club. L’operazione Superlega nella sua smaccata spregiudicatezza, forse ci aiuterà a dire basta. LECHAMPIONS EUROPA

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