Cinque vittorie in trasferta su otto incontri. E potevano essere otto su otto, se Arsenal, Dinamo e Standard non avessero dissipato i loro vantaggi.
Il denominatore comune alle prime gare della terza giornata è stata l’evidente pressione subita dalle squadre di casa, nervose come se l’eliminazione fosse a un passo. E per qualcuna è stato così. I Rangers puntavano molto sul doppio confronto con l’Unirea Urziceni per riscattare l’1-4 subito contro il Siviglia nella seconda giornata. E l’autogol di Vilana dopo appena due minuti su tiro dal limite di Pedro Mendes sembrava spianare la strada agli uomini di Walter Smith proprio in quella direzione. E anche il pareggio di Bilasco al 32′ sembra un incidente di percorso. I Gers continuano a spingere e al 38′ la squadra di casa ottiene un rigore per un fallo di mano di Bruno Fernandes ma Tudor para la conclusione di Steven Davis. Una parata che dà coraggio ai rumeni che nella ripresa sfruttano al meglio sfortune e limiti della difesa locale: al 49′ Lafferty, entrato nell’intervallo al posto di Mendes, sigla un autogol che dà il vantaggio ai campioni di Romania; al 59′ ci pensa McCollouch a firmare la seconda autorete dei Rangers (la terza della partita); e al 65′ Brandan, con l’aiuto di Naismith, supera McGregor per la quarta volta. Per i campioni di Scozia, ultimi nel girone, si profila l’ennesimo inverno senza Europa. Praticamente giià qualificato per gli ottavi il Siviglia che in Germania ottiene la terza vittoria consecutiva, mettendo a nudo tutti i limiti dello Stoccarda di Markus Babbel. Squillaci (doppietta) e compagni hanno punito impietosamente le incertezze di Lehmann e dei compagni di reparto: 3-1 e vittoria mai in discussione. Nulla da salvare per i tedeschi: difesa troppo larga e mal protetta dai centrocampisti, attaccanti incapaci di capitalizzare le occasioni prodotte nei primi venti minuti. Al contrario il Siviglia ha dato prova di grande solidità e di una statura europea ormai consolidata dopo i successi in Coppa Uefa e le buone prestazioni offerte in Champions League anche nella scorsa stagione.

La Fiorentina rispetta il pronostico e vince in Ungheria agevolmente, anche se il 4-3 farebbe pensare il contrario. Sette gol di cui due splendidi: il 3-1 di Mutu per i viola al 20′ e il 2-3 di Rudolf al 28′ per il Debrecen. Altra sconfitta casalinga ma stavolta meno prevedibile quella del Liverpool ad Anfield contro il Lione. Nessun palloncino di mezzo stavolta. E’ stata sufficiente la scarsa vena dei reds, sempre più in difficoltà. Alle assenze di Torres e Glen Johnson (sostituito alla perfezione del ragazzino locale Martin Kelly: forse è nata una stella) si è aggiunto dopo appena 25 minuti Steven Gerrard, che confermava di non aver recuperato dai problemi muscolari che lo hanno tormentato nelle ultime settimane. Nella prima mezzora i francesi hanno dato spettacolo ma Reina e compagni hanno evitato che la superiorità ospite si traducesse in gol. L’ingresso di Fabio Aurelio al posto di Gerrard ha dato più vigore a un centrocampo sempre più a corto di idee con Lucas e Mascherano, utili solo in fase di contenimento. In uno scenario così desolante l’unico schema percorribile era roba che a Liverpool non si vedeva dagli anni Cinquanta, prima dell’avvento di Bill Shankly, ma che ora sta diventando un marchio di fabbrica: palla indietro a Carragher o Agger e lancio lungo per le punte. Il gol al 41′ di Benayoun premiava l’unico giocatore di Benitez in grado di saltare l’uomo e di provare a fare qualcosa con la palla. L’israeliano in avanti predica nel deserto: Ngog è improponibile a certi livelli (non tiene palla e non vede mai la porta), Kuyt del vecchio centravanti che era ha conservato solo il fiuto per la rete, ma si muove come un mediano prestato all’attacco. Nella ripresa il portiere del Lione Lloris si supera deviando un colpo di testa di Fabio Aurelio: parata superlativa che nega il 2-0 ai padroni di casa. Al 72′ arriva il pari francese con Gonalons (entrato nel primo tempo al posto dell’infortunato Cris) che mette dentro da distanza ravvicinata dopo un doppio miracolo di Reina che di piede aveva respinto le conclusioni di Toualalan e Makoun. Nel tentativo di intercettare la terza ribattuta di Gonalons si fa male Kelly che sbatte la spalla sul palo sinistro. Uno a uno e Liverpool che deva fare a meno del suo miglior giocatore in campo sino a quel momento. Gli applausi tributati da Anfield al 20enne al momento del cambio con Skertel sanno di investitura. Sarà questa l’unica nota lieta della serata per Benitez che sposta Carragher sulla destra. Proprio il giocatore più affidabile al 91′ non si accorge di avere alle spalle Delgado che di piatto mette dentro un pallone di Govou (il migliore) che attraversa l’intera area piccola sotto il naso di Reina e compagni. Per i reds è la quarta sconfitta consecutiva: non succedeva da 22 anni. Domenica ad Anfield arriva il Manchester United. La prospettiva di non avere più nulla da giocarsi già a ottobre terrorizza i fan del Liverpool e, forse, anche Benitez (che si è preso i buu del pubblico all’85’ quando ha tolto Benayoun per Voronin).

L’Arsenal parte bene in Olanda e il gol di Fabregas al 36′ è un concentrato di tecnica e tattica: la triangolazione di prima tra Arshavin, Van Persie e il centrocampista catalano è la fotografia di una squadra che gioca a memoria e diverte. Ma come spesso gli capita, i gunners non chiudono le partite quando possono e gli avversari strappano risultati insperati. Dopo aver mancato più volte il 2-0 i gunners si ritrovano a subire l’1-1 al 93′ per merito di Mendes da Silva che mette dentro un assist dell’ex cesenate Graziano Pellè, regalando il secondo punto all’AZ. Fa ancora peggio dell’Arsenal lo Standard Liegi che se nel turno precedente aveva strappato il pari a tempo scaduto contro l’AZ, stavolta subisce il gol del 2-1 al 93′. In vantaggio al 37′ con De Camargo i belgi si facevano raggiungere in modo rocambolesco da Mitroglou e dopo aver sfiorato il 2-1 con Jovanovic al 49′, tenevano sagli uomini di Zico sino allo scadere. Al 93′ però è Stoltidis a segnare in mischia il gol vittoria per l’Olympiacos. Greci secondi a quota sei e belgi ultimi con un solo punto.

Nel gruppo F la Dynamo Kiev per lunghi tratti mette in difficoltà l’Inter a San Siro ma fallisce le occasioni più facili, soprattutto con Shevchenko (comunque positiva la sua prova). Il 2-2 finale premia più i nerazzurri che gli ucraini che confermano di avere le carte in regola per sperare negli ottavi. La vittoria del Rubin Kazan in casa dei campioni d’Europa del Barcellona fa notizia, perché i blaugrana non perdevano in Europa da dieci gare e contro una squadra russa l’unica sconfitta risaliva alla stagione 1992-93 contro il Cska Mosca (2-3). Alcune coincidenze: anche allora c’era Guardiola (in campo) e il Barcellona era il detentore del trofeo (conquistato a Wembley contro la Sampdoria). Ma in pochi ci hanno pensato prima della gara. Il missile di Ryazantsev al 2′ sorprendeva Victor Valdes ma non preoccupava nessuno dei giocatori di casa, consapevoli di avere tempo e armi per ribaltare il risultato senza affanni. Ma col passare dei minuti era il Rubin a prendere sempre più coraggio e ad acquistare sempre amggiore tranquillità nel gestire la fase difensiva e ripartire in contropiede. Il punteggio non cambiava sino all’intervallo. Il pari arriva al 49′ grazie a un’invenzione di Zlatan Ibrahimovic, lanciato da Xavi, che piazza un bellissimo diagonale dal vertice destro dell’area. Inizio della festa per i padroni di casa? Non proprio. La squadra di Guaridola continua contorllare il gioco ma viene colta di sopresa al 73′ da Dominguez abilissimo a mettere Karadeniz di fronte a Valdes: assist spettacolare cui viene data degna conclusione con un tiro secco e preciso sul palo più lontano. Al 94′ Yaya Toure colpisce il palo e pochi secondi dopo è Ibra a sfiorare il due pari, risultato che i campioni uscenti avrebbero meritato. Una sconfitta interna del Barca è un evento ma viene ridimensionato dall’allenatore di casa nel dopogara: “Sono cose che succedono. Non credo alle strisce positive. Questa sconfitta non è la prima e non sarà l’ultima”. Il Rubin aggancia così a quota quattro proprio il Barcellona e la Dynamo Kiev, l’inter chiude a tre. Nessun girone è così equilibrato. ECL

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