Zlatan Ibrahimovic passa dal Barcellona al Milan, in cambio di una promessa: al momento nessun soldo.

Ibra nel Barcellona: una meteoraMas que un club? Più che un club, un istituto di beneficienza. Del resto è l’unica squadra la mondo che paga lo sponsor (l’Unicef) anziché il contrario. Ma negli ultimi dodici mesi il Barcellona si è superato. Un anno fa pur di avere dall’Inter Zlatan Ibrahimovic cedeva al club nerazzurro Samuel Eto’o e aggiungeva 50 milioni di euro. Ne pagava altri 25 allo Shakhtar Donetsk per prendere il centrale difensivo Dmitri Chygrynskiy. Erano i due rinforzi principali del club che aveva realizzato il grande slam: sei successi nelle sei competizioni alle quali aveva preso parte. Dopo appena una stagione Chygrynskiy è stato rispedito allo Shakthar, che per riaverlo ha pagato 15 milioni di euro: “E’ il miglior affare dell’anno: per averlo una stagione il Barcellona ci ha fato guadagnare 10 milioni”. Un bel colpo che però impallidisce di fronte alle cifre dell’affare Ibrahimovic. Il Milan prende l’ex interista in prestito, gli pagherà l’ingaggio ma non verserà in questa stagione nulla al Barcellona; i rossoneri fra un anno potranno riscattare il giocatore col prezzo fissato a 24 milioni di euro (da pagare in tre annualità). Non si capisce cosa possa aver spinto il club blaugrana a contribuire alla svalutazione di un proprio giocatore, rinunciando anche all’incasso immediato di un importo così ridotto. I problemi con Guardiola, l’inconsistenza del centravanti della nazionale svedese nelle partite che contano e i giochini dell’agente Raiola (denunciati dal club catalano) non spiegano tutto. Di certo Ibrahimovic al Milan può spostare alcuni equilibri nel campionato italiano, di certo non in Europa. La formazione rossonera conserva lo stesso centrocampo che la scorsa stagione ha mostrato la corda nell’ultimo bimestre e anche in difesa, alle spalle e ai fianchi di Thiago Silva e Nesta non ci sono campioni. In serie A Ibra può fare la differenza contro quasi tutte le avversarie, contribuendo così a ridurre le distanze che separano il Milan dall’Inter. Ma in Champions League sarà un’altra storia: quando si arriverà all’eliminazione diretta, non sarà lo svedese l’uomo della provvidenza. Le definizioni di Sacchi (“Forte coi deboli e debole coi forti”) e Cruyff (“Buona tecnica per un giocatore mediocre, tecnica mediocre per un buon giocatore”), fanno capire che  non solo i 70 milioni di un anno fa ma anche i 24 di oggi sono una valutazione fin troppo generosa, per un giocatore che troppo spesso ha beneficiato dal giocare in squadre già grandi di loro: Ajax, Juventus, Inter e Barcellona. Avrebbero vinto anche senza di lui. E lo hanno dimostrato. ECL


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