Ancora una sconfitta. La terza nelle ultime cinque partite. Il Milan perde 3-1 a Barcellona ma conserva il secondo posto nel girone H, grazie al successo di misura dell’Ajax sul Celtic. Per i rossoneri la vittoria olandese è la nota più positiva della 4a giornata della fase a gironi dell’Uefa Champions League 2013-14. Ma non è l’unica. Il Milan attuale è squadra in grado di perdere con chiunque e lo sta facendo con impressionante continuità: in questa stagione ha vinto solo contro Psv, Cagliari, Celtic, Samp e Udinese. Il test del Camp Nou non era certo l’ideale per invertire la rotta, però contro i blaugrana i ragazzi di Allegri hanno dimostrato un carattere e una compattezza che torneranno utili per colmare le sempre più evidenti lacune tecniche di questa squadra.
LUNGHI COLTELLI. Una trasferta nata male, preceduta dallo 0-2 in campionato con la Fiorentina e dall’attacco frontale di Barbara Berlusconi ad Adriano Galliani – seduti nella tribuna centrale del Camp Nou, una accanto all’altro, nel tentativo di trasmettere un’immagine di unità. Obiettivo fallito miseramente, bastava guardarli: nessuno dei due riusciva a nascondere l’evidente fastidio per il vicino di sedia, con la conseguenza di (video)certificare la novità di una lotta intestina in una società un tempo granitica.
UN TEMPO CAMPIONI. Più dignitoso lo spettacolo offerto in campo dal mini-Milan messo a disposizione di Allegri. Il tecnico toscano viene accusato di non sfruttare al meglio i “campioni” a disposizione. La verità, nuda e cruda, è che il Milan di campioni non ne ha più: Kakà certamente lo era, El Sharaawy e De Sciglio (entrambi assenti) forse lo diventeranno, Balotelli chissà, Robinho è destinato a restare un’incompiuta e Montolivo, nonostante un impegno encomiabile e le tante qualità, ha rimpiazzato Pirlo ma non regge il confronto col predecessore. Il ridimensionamento del Milan è vecchio di anni: partito nell’estate 2008, è continuato, rimpiazzando campioni logori o demotivati con scartine o scommesse azzardate. Il risultato è che in stadi come l’Allianz Arena, Old Trafford o Camp Nou il Milan oggi può andare a difendersi e sperare oppure a giocarsela, apparentemente a testa alta, per farsi massacrare. Allegri ha scelto la prima opzione.
IL CORAGGIO DI DIFENDERSI. Il tecnico rossonero considerava difficile ma non persa in partenza la sfida col Barcellona. E per questo ha cercato di impostare la partita nell’unico modo che concedesse ai suoi una chance di risultato favorevole: difesa e contropiede. Ha ridisegnato la squadra con un 4-4-2 che sgravava di compiti difensivi Kakà, riproponendo a sinistra Emanuelson, che contro un cliente difficile come Dani Alves se l’è cavata molto bene sia in difesa che in avanti. Comprensibile anche la scelta di tenere inizialmente Balotelli in panchina: questo Milan non ha le forze mentali né atletiche per sostenere tre punte al Camp Nou, e la coppia Kakà-Robinho contro i blaugrana aveva fatto benissimo a San Siro, giusto riconfermarla. Il duo brasiliano raramente ha ricevuto palloni giocabili, i pochi sono arrivati a ridosso della metà campo: troppo lontani per far male.
IMBATTUTI. Il Barcellona di Martino ha statistiche impressionanti: nelle 18 partite ufficiali disputate in questa stagione ne ha vinte 14 e pareggiate 4. Eppure lascia sempre un senso di insoddisfazione, perché continua a controllare la gara come in passato ma concede sempre più agli avversari. E’ capitato anche col Milan. Ottenuto il vantaggio al 30′ su rigore di Messi, concesso per un leggero contatto tra Abate e Neymar, il Barca ha trovato il raddoppio al 39′ con Busquets – partito in fuorigioco – che sorprende difesa milanista e guardalinee piazzando di prima alle spalle di Abbiati. Sembra paradossale che una squadra impostata per un partita difensiva, così concentrata nelle azioni in campo aperto, si faccia sorprendere sui calci piazzati, eppure è la regola: è sui calci piazzati che spesso molti tirano il fiato.
POLVERE DI KAKA’. Il doppio vantaggio e la pochezza offensiva del Milan decretano di fatto la chiusura anticpata del match, non fosse per Kakà che, allo scadere del primo tempo, tira fuori dall’albun dei ricordi un guizzo sulla sinistra che brucia la difesa di casa e costringe all’autogol Pique. Un lampo che ridà vita e speranza ai rossoneri. Nell’intervallo Allegri sostituisce Robinho con Balotelli e all’ex interista bastano pochi minuti per fare più del compagno sostituito. Comunque poca roba: Sanchez, Neymar, Iniesta e Messi minacciano costantemente la retroguardia milanista ed è sorprendente che la terza segnatura catalana arrivi solo a sette minuti dalla fine, con Messi che chiude al meglio un triangolo in velocità con Fabregas. La prima sconfitta europea stagionale del Milan coincide con una delle migliori partite disputate sinora dai rossoneri: questo passa il convento di Milanello. LECHAMPIONS EUROPA
UEFA Champions League 2013-14 – Fase a gironi, 4a giornata / Barcellona, Camp Nou
BARCELLONA-MILAN 3-1 (2-1)
Barcellona: Valdes; Dani Alves, Piqué, Mascherano, Adriano; Busquets; Xavi (88′ Song), Iniesta (78′ Fabregas); Sanchez, Messi, Neymar (85′ Pedro). Allenatore: Martino
Milan: Abbiati; Abate, Zapata, Mexes, Emanuelson; Poli (74′ Birsa), Montolivo, De Jong, Muntari; Kakà (84′ Matri), Robinho (46′ Balotelli). Allenatore: Allegri
Arbitro: Mazic (Serbia)
Reti: Messi 30’rig, 83′, Busquets 39′; Pique 45’aut
Ammoniti: Sanchez; Abate, Muntari, De Jong
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