Che spettacolo. Ci sono voluti i fuochi d’artificio per scegliere le semifinaliste della Champions League asiatica 2009.

Gli uzbeki del Bunyodkor di Felipe Scolari e Rivaldo, grandi favoriti per la vittoria finale, dovevano difendere in Corea del Sud il 3-1 dell’andata. Un compito più che alla portata, che gli ospiti portavano avanti con disinvoltura sino al termine del primo tempo. In avvio di ripresa al primo minuto Kim segna però l’1-0 per il Pohang. Poi sale in cattedra il Denilson meno noto: non il centrocampista dell’Arsenal, non il dribblomane che aveva fatto innamorare di sé il Betis e i tifosi di mezzo mondo prima di perdersi in un girovagare che l’ha portato per brevi periodi anche in America e Vietnam. La stella della partita è il 33enne Denilson Martins Nascimiento, punta di diamante della squadra allenata dal connazionale Farias. L’attaccante verdeoro, dopo aver sprecato l’1-0 nel primo tempo al termine di uno slalom ubriacante, con due reti tra il 57′ e il 77′ conferma l’abitudine a segnare gol pesanti. Sopra 3-0 con il pubblico in festa e la qualificazione in tasca il Pohang aspetta solo il fischio finale. Ma all’89’ arriva il gol di Karpenko, entrato una ventina di minuti prima al posto di Jurayev e autore del tiro della disperazione da quasi trenta metri. Nove volte su dieci queste conclusioni finiscono in tribuna, stavolta in rete. Supplementari, duro colpo per i padroni di casa che si sentivano già in semifinale. Ma a tre minuti dalla fine della prima frazione è il macedone Ristic a segnare di testa il 4-1 che vale il passaggio del turno per il Pohang. A meno di cambi di programma, sempre possibili a Tashkent, per Scolari e Rivaldo è già appuntamento al prossimo anno (conducono il campionato uzbeko a punteggio pieno dopo 23 gare!).
Non ci sarà però nessuna semfinale Made-in-Korea perché il Seul, nettamente favorito contro l’Umm Salal, non è andato oltre l’1-1 contro l’Umm Salal. Dopo aver vanificato nella gara di andata in Qatar un vantaggio di 2-0 all’intervallo, ci aspettava che a Seul tra le mura amiche gli uomini di Gunes Senol facessero valere la propria superiorità tecnica. Invece dopo appena 14 minuti Ben Askar portava gli ospiti in vantaggio. Gol che scuoteva i padroni di casa che pareggiavano subito con Damjanovic ma allo stesso tempo incoraggiava gli ospiti a giocarsi le proprie carte senza timori. E dopo un primo tempo affrontato a viso aperto i campioni del Qatar si chiudevano nella ripresa, correndo qualche rischio di troppo ma alla fine ottenendo una storica qualificazione. Un’impresa che deve essere uno stimolo per le altre “piccole” d’Asia secondo l’allenatore francese Gerard Gili: “Siamo il club rivelazione, questo è certo. Ma essere una grande non è certezza di vittoria e noi lo abbiamo dimostrato. Speriamo altri seguano il nostro esempio”.
Fuori anche l’altra squadra uzbeka. Ma qui nessuna sorpresa. Il Pakhtakor non veniva accreditato di serie possibilità di sorprendere l’Al Ittihad in trasferta e così è stato. I cmapioni arabi hanno spazzato via gli ospiti con un netto (e sincero) 4-0, grazie ai gol di Al Nemri, Chermiti, Aboucherouane e Noor. In semifinale incontreranno il Nagoya Grumpus di Dragan Stojkovic, che ha spezzato la recente tradizione negativa che lo voleva incapace di superare i connazionali del Kawasaki. Ai padroni di casa bastava un gol per passare il turno dopo l’1-2 dell’andata. Ne sono arrivati due: Ogawa al 27′ e Yoshida al 35′. Poi al 38′ gli ospiti hanno accorciato le distanze con Jong, riportando in perfetta parità il discorso qualificazione. Con i supplementari ormai in vista era l’australiano Kennedy a segnare il 3-1 per i padroni di casa mettendo dentro da distanza ravvicinata una respinta di Kawashima su tiro di Magnum. Premio meritato secondo Stojkovic: “Loro aspettavano i nostri errori per punirci in contropiede. Noi invece abbiamo giocato con intelligenza, cercando di tenere l’iniziativa e creare opportunità da gol”. ECL